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Un saluto da Gaza


Qui a Gaza stiamo tutti ad ascoltare la radio e a guardare ogni ora le notizie (l’unico modo che abbiamo di sapere quello che sta accadendo nel mondo di fuori), aspettando di vedere quello che Abu Mazen (Mahmoud Abbas), Israele e gli Stati Uniti stanno progettando per noi, e dove ci porterà il nostro destino. Questa è una prigione per gli abitanti di Gaza. È difficile non sentirsi come animali in uno zoo, dove siamo stati imprigionati, e ci hanno dato abbastanza cibo da viverci due settimane, tanto per tenerci in vita, ma non bene o liberi, mentre qualcun altro decide cosa fare di noi...

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Un saluto da Gaza

Yassmin Moor da Gaza,Palestina Occupata, The Electronic Intifada - traduzione di Giorgia Baldi, "resistenze: palestina e dintorni"

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28 giugno 2007

Qui a Gaza stiamo tutti ad ascoltare la radio e a guardare ogni ora le notizie (l’unico modo che abbiamo di sapere quello che sta accadendo nel mondo di fuori), aspettando di vedere quello che Abu Mazen (Mahmoud Abbas), Israele e gli Stati Uniti stanno progettando per noi, e dove ci porterà il nostro destino.

Questa è una prigione per gli abitanti di Gaza. È difficile non sentirsi come animali in uno zoo, dove siamo stati imprigionati, e ci hanno dato abbastanza cibo da viverci due settimane, tanto per tenerci in vita, ma non bene o liberi, mentre qualcun altro decide cosa fare di noi. Almeno, in uno zoo, se un animale si ammala viene portato fuori dallo zoo in un ospedale. Qui in Gaza, Dio proibisce di ammalarti o rimanere ferito – gli ospedali sono pieni e non ci si può recare facilmente in Egitto o in Cisgiordania per avere cure mediche. Quindi si è alla mercè di pochi individui che controllano lo zoo, il Signor Abbas, Israele e il Quartetto.

Permettetemi di dire qualcosa sul confine, tanto per darvi un’idea. È una delle più disumanizzanti e demoralizzanti forme di ingiustizia che i palestinesi devono subire. Ci sono due cancelli tra Gaza e l’Egitto; uno nella parte egiziana e l’altro nella parte di Gaza. Le persone aspettano in fila per poterci accedere, alcuni arrivano alle porte all’alba per poter essere i primi della fila. Così cominciano ad aspettare dalle 3, 4 della mattina fino a quando gli ufficiali dell’Unione Europea non si decidono ad arrivare. Se vengono, in genere arrivano alle 9, 9,15. A volte non vengono affatto.

I cancelli stanno aperti per poche ore e chi riesce corre per entrare, chi non ce la fa, aspetta.
Alcuni, in un gesto disperato, tentano di saltare il cancello, ma gli egiziani li prendono e li rispediscono alla fine della fila. Gli anziani e le donne con figli aspettano, come se non potessero correre per entrare. Alcuni di loro aspettano per giorni. L’immagine che ho fervida nella mia mente è l’apertura dei cancelli, quando la gente lotta per passare, io non potevo fare niente ma li vedevo come animali che corrono verso la libertà. Nulla è più demoralizzante di questo momento.

Una volta passato il primo cancello, si è nel lato egiziano del confine, poi si subisce lo stesso processo attraverso il lato palestinese del confine. L’ultima volta, gli egiziani (spedendoci a Gaza) ci hanno compressi in un autobus come sardine, con i finestrini che non si aprivano a ,100 gradi di temperatura, l’autobus ha aspettato fino a quando gli egiziani non hanno aperto le porte per poi arrivare al lato palestinese del confine. Hanno caricato in autobus più persone possibili perché il confine può chiudere in qualsiasi momento. Sul nostro autobus c’erano persone appese ai finestrini e perfino gente sul tetto dell’autobus. Sono stata su quell’autobus per 2 ore. Dopo tutto quel tempo, la mia camicia era bagnata di sudore.

Attualmente, ci sono 5000 persone che aspettano di entrare a Gaza, nella parte Egiziana del confine. Stanno nella terra di nessuno. Non possono passare il confine Egiziano. Sono palestinesi che non hanno casa in Egitto e qualcuno non ha soldi per stare all’hotel al confine Arrej. Ma non possono nemmeno entrare a Gaza. Così si siedono al sole e passano tutta la giornata ad aspettare. Ed ogni giorno la gente muore mentre aspetta, per il caldo, per esaurimento o per disperazione lasciandosi andare al loro destino.

Penso che molti di noi hanno avuto qualche speranza il giorno prima del summit di Sharm al-Sheikh due settimane fa –abbiamo pensato che Abbas ci avrebbe rappresentati, gli abitanti di Gaza.
Avevamo fede in questo, non pensavamo che ci avrebbe abbandonati e che ci avrebbe diviso dal resto della Palestina, o ci permettesse di vivere senza la nostra libertà. Pensavamo anche che avrebbe negoziato almeno le chiusure del confine, o che avrebbe sbloccato quei 40 milioni di dollari dell’UE (l’86% degli abitanti di Gaza ora vive sotto la soglia di povertà).

Ma, con nostro disappunto, Abbas non ha menzionato le sanzioni economiche imposte a Gaza o l’occupazione a Gaza e in Cisgiordania, tanto meno ha rappresentato noi e i nostri bisogni. Haniyeh, che rappresenta i bisogni di Gaza, che era "disposto a riprendere immediatamente il dialogo", non è stato accolto. Per punirci ulteriormente, Israele sta rilasciando tutte le tasse che ha trattenuto negli ultimi 18 mesi al governo di Abu Mazen, e Gaza non riceverà niente. In compenso, Israele sta lanciando missili a Can Younis e Sufa, uccidendo 13 persone e ferendone 40.

La conclusione del meeting è stato il sostegno ad Abbas e l’isolamento di Hamas, ed è esattamente ciò che è stato fatto. Ma ciò che il mondo fa fatica a comprendere è che non è Hamas che stanno isolando, stanno isolando 1,4 milioni di uomini, donne e bambini che vogliono vivere in libertà come chiunque altro e che hanno speranze e sogni per le loro famiglie. Concluderò così:

Una donna il cui figlio di 12 anni è stato ucciso a Can Younis (non un militante di Hamas) era in radio e l’intervistatore le ha chiesto cosa stava succedendo. Lei rispose come segue:

"Dove sei Abu Mazen? Vieni a vedere mio figlio, è morto – dove sei? Dove sei? Ti sei dimenticato di noi? Lasci Israele a macellarci? Vieni Abu Mazen, vieni a combattere contro i carri armati e i missili. Vieni, ma noi non ci muoveremo, noi staremo qua, non lasceremo le nostre case come Israele ha programmato per noi. Noi siamo ancora in piedi grazie a Dio, grazie a Dio, siamo ancora in piedi".

Articolo originale
http://hajesteresistenza.iobloggo.com/


:: Article nr. s6830 sent on 09-jul-2007 04:46 ECT

www.uruknet.info?p=s6830

Link: hajesteresistenza.iobloggo.com/



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